La prima volta che lo vidi, era nei corridoi di uno spogliatoio. Erano i minuti che precedevano una di quelle partite che possono decidere una stagione. L’ambiente era elettrico. La tensione era tangibile, mi avvicinai in quanto ancora alle prime armi per chiedergli dove fosse l’ingresso riservato ai giocatori e lui mi rispose che ci avrebbe pensato lui ad accompagnarmi. Passammo davanti agli spogliatoi e si sentivano le urla e le raccomandazioni dei rispettivi allenatori. Lui con passo tranquillo e senza guardarmi in faccia mi disse: “E’ una partita importante, ma tanto se perdiamo tutte le altre successive non ha alcun senso vincere oggi”. Giancarlo Gualco lo conobbi così. Una persona silenziosa ma estremamente concreta, che ci ha lasciati troppo presto. Un dirigente che ogni società avrebbe desiderato avere. Silenzioso ma concreto. Poche parole ma sempre al posto e al momento giusto tra una sigaretta e l’altra. Il mitico Torino Calcetto, I Bassotti, Emmeffe ed Eurosporting sono state le sue famiglie. Viveva il calcio a cinque con filosofia e senza troppo pressioni. I suoi commenti nel post gara dopo una sconfitta avevano lo stesso timbro dei trionfi, perché in fondo il futsal era un po’ come una grande famiglia in cui ci si arrabbia o si scherza, ma poi finisce tutto dopo il suono della sirena. Aveva il dono dell’equilibrio e della visione concreta per una disciplina che ha perso nel panorama del futsal piemontese una figura d’altri tempi.
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