Mauro Persenda con molti dei "suoi" ragazzi
Se ne è andato via in questi giorni, un po’ come il suo modo di vivere e vedere le cose: in un silenzio assordante. Mauro Persenda ha lasciato il calcio a cinque piemontese. Lascia quel mondo che era per lui un po’ come una grande famiglia. Capace di dargli tanto ma anche di ricevere altrettanto. Con il Liverpo aveva fatto un piccolo capolavoro nel massimo campionato regionale in un futsal d’altri tempi, quando giocare all’aperto era ancora la consuetudine. Nessun nome altisonante, ma solo uomini in primis e successivamente giocatori. Persenda non si riteneva un allenatore, faceva tutto con molta semplicità e naturalezza. Era tutto tranne che banale. L’opposto del convenzionale. Il calcio a cinque era stampato nel suo Dna: campionati di federazioni o amatoriali non faceva differenza. In estate chiamava “a raccolta” i suoi giocatori per poter partecipare ai tornei amatoriali più importanti. In panchina, con le mani sui fianchi, guardava le gesta di Massimo Cavagliato (adesso allenatore del Time Warp), oppure di Luca Eboli o Paolo Nestasio, oppure ancora di Christian Battaglia con il quale era molto legato. Successivamente alla sua avventura con il Liverpo, era diventato il vice allenatore dell’Eurosporting guidato in serie B da Matteo Lupo. Società che nell’organigramma vedeva anche Giancarlo Gualco, altro uomo straordinario scomparso poco tempo fa. Al sottoscritto chiedeva sempre di essere immortalato con i suoi giocatori o collaboratori “perché così poi quando vado a casa me le guardo volentieri”. Ciao Mauro, un allenatore, una persona tutto tranne che banale.
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