Regionali

Berardi, un anno dopo: “Ricordo vivissimo, per il futuro valuto ogni proposta”

Esattamente un anno fa Davide Berardi e la sua Rappresentativa Under 17 di Piemonte e Valle d’Aosta diventavano campioni d’Italia nel Torneo delle Regioni 2019: il ricordo del tecnico e i progetti per il futuro

Un campione d’Italia è per sempre, per referenze chiedere a Davide Berardi. Impossibile dimenticare quel 5 maggio 2019, giornata magica che incoronò la Rappresentativa Under 17 di Piemonte e Valle d’Aosta sul trono del Torneo delle Regioni. Un titolo che rimarrà tale probabilmente per un anno in più, dato il naturale rinvio del TdR 2020 che avrebbe dovuto disputarsi in Veneto: “Eh sì – esordisce con una battuta il tecnico – se proprio dobbiamo trovare un lato “positivo”, c’è che rimarremo campioni: non penso ci siano reali possibilità che il Torneo si possa recuperare. Il ricordo è ancora vivissimo, non so quante volte ho riguardato il video della finale e tutte le foto. Per vincere ci vuole sempre un pizzico di fortuna, io ho capito potesse essere l’anno giusto nei quarti contro l’Emilia Romagna: eravamo sotto 2-0 e loro avevano una forza fisica nettamente superiore, riuscire a ribaltare quella gara fu straordinario. Al contrario, nella semifinale contro la Campania ho temuto davvero di non farcela”.

Un successo del gruppo, principalmente, come lo stesso Davide Berardi confessò a poche ore dal trionfo: “Assolutamente vero, l’apporto di ognuno fu determinante. Se da giocatori come Dennis Berthod o Leonardo Scavino tutti ci aspettavamo grandi cose, una straordinaria rivelazione fu Luca Marchese: fino all’ultimo eravamo in dubbio se portarlo o meno, perché nei vari raduni non ci aveva convinto del tutto. Poi, invece, lo vedemmo giocare nelle fasi finali regionali e capimmo sarebbe stato il classico giocatore che vorresti dal tuo lato in battaglia, un vero gladiatore. Altra scommessa vinta è stata quella di Fahd Yamoul: era evidente che avesse notevole talento individuale, superbo nell’uno contro uno, ma altrettanto che fosse ancora acerbo a livello tattico. La nostra intuizione fu quella di portarlo come elemento a sorpresa, quel giocatore in grado di spaccare la partita e scompaginare i piani avversari, cosa che successe proprio con la tripletta in finale. Uomo altrettanto determinante nel successo della selezione piemontese-valdostana fu però anche il primo collaboratore Davide Boscolo, per cui Berardi dispensa parole al miele: “Per vincere campionati e titoli, il feeling all’interno dello staff tecnico è fondamentale, anche per mostrare ai ragazzi l’unità d’intenti e la sinergia necessaria. Il suo approccio è stato eccellente, c’era rispetto dei ruoli e grande collaborazione: insieme passavamo le notti studiando gli avversari e immaginando le nostre mosse, alla sua carica e passione lasciavo sempre l’ultimo discorso prima di iniziare le gare”.

Se il recente passato di Davide Berardi è da incorniciare, il futuro rimane tutto ancora da scrivere, in una doppia veste che lo ha visto maturare lunga esperienza nel futsal come nel calcio: “Allenare nel calcio a undici mi è sempre piaciuto, ma questo non significa che io abbia scarso interesse verso progetti nel calcio a cinque. Anzi, sono prontissimo ad ascoltare eventuali proposte provenienti dal parquet, Rappresentative a parte. Oltretutto io sono assolutamente in accordo con chi reputa le due discipline complementari e utilissime alla formazione dei giovani calciatori. Io spesso adatto concetti del futsal nei miei allenamenti di calcio, naturalmente questo approccio funziona fino ai 16 o 17 anni, poi è giusto che i ragazzi vadano verso la specializzazione. Come vedo il futuro? Integrazione, senza dubbio, dobbiamo superare il modello culturale vissuto sin qui, convincendo i genitori che il futsal non sia un ripiego e convincendo le società di calcio che non sia uno spreco di tempo e soldi. Ci vorranno anni, ma credo che l’eventuale avvicinamento e ingresso di grandi club professionistici come la Juve possa essere determinante anche per creare nei sodalizi dilettantistici un esempio da seguire”.

Sandro Dall’Agnol

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