Editoriale

Nazionale Italiana di Bellarte: il mix tra oriundi e giovani ci porterà lontano?

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Qualificata in anticipo agli Europei la Nazionale Italiana di Bellarte ha riportato in voga gli oriundi con l’inserimento di giovani promesse

Si può dire tutto a Massimiliano Bellarte tranne che sia banale nelle sue scelte. Non a caso era stato proprio l’ex allenatore dell’Acqua&Sapone ad affermarlo in una delle sue prime uscite da CT della Nazionale: “Credo in un gruppo allargato per far sì che tutti entrino in certe dinamiche. Faccio leva sull’entusiasmo di giocatori giovani. Saranno tanti a essere chiamati in causa, mettendoci idee semplici e cercando di fare un gol in più dell’avversario. La mia filosofia è far sì che i singoli si esaltino in un collettivo che funzioni”. Così, in questo contesto il capitolo oriundi porta ad avere una sua logica: “Non vedo alcuna differenza tra italiani e oriundi”. 

Non lo disse ma lo fece anche Menichelli e, dopo la conquista dell’Europeo nel 2014, ci siamo incagliati in un ricambio generazionale molto faticoso, tant’è che Musti si ritrovò a iniziare e poi non poter proseguire un percorso nel quale in precedenza si era coltivato poco o nulla dalle basi. Ora sono ritornati in voga gli oriundi, con la novità di qualche talentuoso ragazzotto, chiamato a sorpresa, da poter far crescere nel gruppo Azzurro. La speranza degli altri giovani italiani, che magari in serie A hanno anche un minutaggio elevato, è e deve restare sempre viva: chi rifiuterebbe una chiamata della Nazionale? Nessuno, purché vengano poi convocati. Ma in fondo, come dice Max Bellarte: “Quando ci sono successi è il modo migliore per impiantare delle idee, perché non si devono dare delle spiegazioni“.

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