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Calcio sotto choc, addio all’ex nazionale

Ci sono notizie che il calcio non vorrebbe mai raccontare. Eppure, ogni tanto, il pallone si ferma, le luci si spengono e resta solo un silenzio carico di dolore.

È accaduto ancora: un ex campione, un uomo che ha dato tutto per la maglia, ha trovato nell’abisso della sofferenza una via di fuga definitiva, lasciando attoniti compagni, tifosi, e un intero Paese. Il calcio ci ha abituati a esultanze, trofei e cori, ma ci ricorda di essere anche profondamente umano, fragile. E allora tornano alla mente storie recenti, come quella di Antonio Puerta, che si accasiò in campo, o di Davide Astori, trovato senza vita prima di una partita. Ma ci sono tragedie che non si consumano davanti a migliaia di occhi, bensì nel silenzio delle stanze di casa, lontano dai riflettori. Ferite invisibili, spesso ignorate, che però bruciano più delle contusioni di gioco.

Il protagonista di questa storia era stato un colosso in campo, uno di quei numeri uno che trasmettevano sicurezza e dedizione. Con la sua nazionale aveva vissuto il sogno di ogni bambino, e con il suo club aveva lasciato un segno indelebile. Poi la vita ha preso un’altra piega: lutti, solitudine, ferite che il tempo non ha guarito. Oggi non si piange solo un calciatore, ma soprattutto un uomo.

Lutto terribile, Radisa Ilic è morto a 47 anni

Radisa Ilic, ex portiere del Partizan Belgrado e della nazionale serba, è morto a 47 anni in circostanze tragiche, gettandosi dal balcone del quarto piano della casa in cui viveva con la madre, a Bajina Basta, la sua città natale. Secondo le autorità locali, si sarebbe trattato di suicidio. Negli ultimi anni, Ilic aveva affrontato dolori profondi: la morte del padre, seguita quattro anni fa da quella del fratelo, e un matrimonio conclusosi con una separazione dolorosa. La sua ex moglie e la figlia risiedono oggi a Belgrado.

Lutto terribile, Radisa Ilic è morto a 47 anni – Futsalnews24.com (screen Youtube)

Ilic era un volto amato del calcio serbo. Dopo aver militato nell’OFK Belgrado, dove fu anche capitano dal 2006 al 2009, legò indissolubilmente il suo nome al Partizan Belgrado. Con i bianconeri della capitale visse due importanti periodi (1998-2003 e 2010-2013), diventando un simbolo per i tifosi. Indimenticabile la sua prestazione nel 2010, durante il playoff di Champions League vinto ai rigori contro l’Anderlecht, che valse al Partizan l’accesso alla fase a gironi. Nel 2008 coronò il sogno di vestire la maglia della nazionale serba, collezionando una presenza che ricordava con orgoglio. Dopo il ritiro, rimase nel mondo del calcio come allenatore dei portieri e membro dello staff tecnico della nazionale serba fino al 2021. La sua scomparsa ha lasciato senza parole amici, colleghi e tifosi.

Patrizio Trecca

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