Serie A

Campana aspetta Padova: “E’ la mia priorità”

Dopo una retrocessione è difficile trovare certezze. Il Padova femminile ha salutato il massimo campionato nazionale, con Maurizio Campana al timone da dicembre che non è riuscito nell’impresa di salvare la sua squadra. Ora sarebbe facile avere solo dubbi, ma il tecnico almeno sul futuro non ne ha: “La mia priorità è Padova. Hanno creduto in me e nel mio lavoro”

Mister, parliamo intanto della situazione che ha trovato al suo arrivo.
Cominciare a stagione in corso non è mai facile. Al momento del mio arrivo ci sono state alcune settimane di cambiamenti nel gruppo squadra che hanno aggiunto lavoro extra per ricreare stimoli e amalgama tra le ragazze, sia in campo che fuori.

Cosa non ha funzionato quindi in questa stagione?
Quando si retrocede le responsabilità sono di tutti, ma va anche detto che il Padova era all’esordio nel massimo campionato, con pochissime ragazze in rosa che avevano già giocato all’interno di palazzetti così importanti: questo alla lunga lo abbiamo pagato, soprattutto in termini di esperienza. Detto ciò, credo sia inopportuno puntare il dito su qualcuno, anzi, sono sicuro che questa stagione ci abbia insegnato molto.

Come ha provato a risollevare le sorti della sua squadra?
La prima cosa su cui ho iniziato a lavorare con lo staff è stato l’aspetto mentale: abbiamo cercato di far capire alle ragazze che una stagione di serie A va vissuta con l’obiettivo di crescere e migliorare, nonostante le difficoltà nell’affrontare squadre blasonate e giocatrici di alto livello.

Che clima c’era all’interno del gruppo al suo arrivo?
Quando si perde troppo è normale che vengano meno certezze, sicurezze e fiducia, ma sono sincero nel dire che nonostante i molti cambiamenti e la rosa ristretta, le ragazze si sono compattate fra loro e hanno messo sul campo impegno e determinazione. C’è stata comunque grande voglia di provare a rovesciare una classifica deficitaria.

Qualche rimpianto?
Potrei dire che in alcune partite abbiamo avuto la sensazione di non aver fatto il massimo per uscire dal campo con un risultato migliore. Io però resto dell’idea che le sconfitte siano parte del percorso di crescita che ci eravamo prefissati. Chiaramente non è facile digerire una sconfitta dopo l’altra, ma va anche detto che abbiamo sempre provato a giocarcela contro chiunque e spesso siamo riusciti a mettere in difficoltà squadre sulla carta migliori di noi dal punto di vista tecnico e qualitativo.

Di futuro, con la società, avete già parlato?
Non abbiamo ancora avuto modo di parlare dei progetti futuri, ma di sicuro per me il Padova ha la priorità su qualsiasi altra opportunità, perché ha avuto il coraggio di scommettere su di me e ha dimostrato massima fiducia nel mio lavoro.

Questo lavoro, per te, da chi è ispirato? C’è un allenatore che segui con più attenzione rispetto ad altri?
Sylvio Rocha della Came C5 è sicuramente l’allenatore che ammiro di più. Ho avuto il piacere di conoscerlo e seguirlo in qualche clinic e non posso che parlarne bene sia dal punto di vista tecnico-tattico che nella gestionale del gruppo: i risultati degli ultimi anni, non solo numerici o di classifica, parlano per lui.

Un’ultima domanda sulle condizioni del futsal femminile italiano: c’è stata una crescita, ma resta da fare ancora molta strada.
Questo sport in ambito femminile, specialmente in Italia, è cresciuto moltissimo. Ci sono stati più investimenti da parte delle società e dagli sponsor e questo ha portato nel nostro campionato giocatrici straniere dalle indubbie qualità, che hanno alzato il livello della serie A rendendola appetibile anche per le dirette televisive. Quello che non va, invece, è forse la difficoltà nel reperire nuove leve per allargare il settore giovanile: bisognerebbe attivarsi maggiormente per rendere obbligatorie le collaborazioni con le società di calcio a 11, a grande beneficio delle giovani calciatrici che potrebbero praticare ed apprendere da entrambe le discipline.

Andrea Scappazzoni

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Andrea Scappazzoni
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