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Don Bosco Agnelli, padrone a sorpresa nella combattutissima Under 15

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A un soffio dal termine del girone d’andata, il campionato regionale Under 15 vive di un equilibrio straordinario, ma davanti a tutti per ora c’è la rivelazione Don Bosco Agnelli

Ancora imbattuti, in vetta e con più di un sogno nel cassetto per il 2019 che verrà. Un Natale coi fiocchi quello vissuto dal Don Bosco Agnelli Under 15. Con il regalo più bello sotto l’albero che è frutto di un lavoro continuo. Il sorriso di Daniele Meneghetti è a trentadue denti. La sua squadra va a gonfie vele nel campionato regionale Under 15. Ma non dimentica i sacrifici, i momenti difficili, gli allenamenti sulla sabbia. Il tutto con una dedica speciale. Per l’anima della società Roberto Toso, scomparso tragicamente a maggio. Un’anima che continua a vivere nei cuori di tutti i ragazzi, i quali lo onorano partita dopo partita. Minuto dopo minuto.

Due pareggi e tutte vittorie, dì la verità: i risultati hanno stupito anche voi?
Diciamola tutta. Ci aspettavamo il bel gioco e i risultati ne sono una conseguenza. Eccezion fatta per i 2003, abbiamo confermato tutto il gruppo dell’anno scorso, quando inevitabilmente abbiamo pagato lo scotto di un primo campionato FIGC.

Ma vi aspettavate di essere in testa e imbattuti a una giornata dalla fine del girone di andata?
Noi scendiamo in campo per vincerle tutte. Poi, con l’Aosta eravamo avanti fino a trenta secondi dalla fine (4-4, lo scorso 21 ottobre, ndr). Potevamo vincere anche con loro, che sono campioni in carica.

Realisticamente, qual è il vostro obiettivo?
Puntiamo sicuramente a raggiungere i playoff. Chiudiamo il girone di andata ad Asti: sarà una grandissima partita. Loro inevitabilmente usciranno fuori nel lungo periodo. Però giocarci contro, in trasferta, è sempre bello.

Avete il secondo miglior attacco e la terza difesa del campionato. Qual è il vostro segreto?
Sicuramente la conferma del gruppo ha fatto la differenza. Alberto Mazzei (21 reti, ndr) è il capocannoniere del campionato. Ma basti pensare che non ha nemmeno segnato un terzo dei gol totali. Col Val D’Lans abbiamo vinto 8-1 con sette marcatori diversi. Siamo una squadra che ha tante frecce nel proprio bagaglio. Il segreto è avere una squadra affiatata. I genitori ci seguono, i due portieri vanno d’accordissimo. Così siamo avvantaggiati.

Può essere che gli avversari vi abbiano preso sottogamba?
Forse non si aspettavano questo bel gioco, ma noi sapevamo che potevamo far molto bene.

La pausa natalizia può diventare un problema?
Noi non ci fermiamo e continuiamo a lavorare sodo. Ora dobbiamo essere bravi a confermare quanto di buono fatto vedere e continuare la nostra crescita, fondamentale a quest’età.

Avete anche alcuni giocatori in rappresentativa: è questa la più grande soddisfazione?
Caronia, Mazzei e Castellana sono cresciuti da noi e con noi. Per noi è bello vederli arrivare a certi livelli. Ma ancora si può fare molto.

Quanto è difficile lavorare con dei ragazzi così giovani?
A questa età, è normale che ci siano alti e bassi mentali continui. Abbiamo un gruppo con dieci 2004 e un 2005, che hanno iniziato le superiori e che sono i più piccoli nel loro ambiente. Il segreto sta nel conoscerli bene e nel tenere alta l’asticella.

Per ogni partita avete una dedica speciale. Ce la racconti?
A maggio, purtroppo, è scomparso Roberto Toso, il nostro storico dirigente e anima della società. Una disgrazia per noi: era una figura fondamentale. Adesso giochiamo per lui. Ogni partita andiamo in campo con uno striscione e prima della partita abbiamo una preparazione particolare. Gridiamo tutti in coro che lui continua ad essere con noi. Questa tragedia ci ha compattato ancora di più. Il figlio fa parte del nostro gruppo. Magari qualcuno prima pensava di cimentarsi col calcio a 11, ma in estate nessuno ha avuto più dubbi. Sono rimasti tutti. Anche per Roberto.

Quando hai capito che questa squadra poteva arrivare in alto?
Dopo Aosta. Contro i campioni d’Italia di categoria abbiamo fatto una grande partita. Meritavamo la vittoria, dovevamo solo buttare via l’ultimo pallone. Sono peccati d’inesperienza che ci permetteranno di crescere.

Due anni fa, quando ancora non disputavate i campionati federali, pensavate di poter arrivare così in alto?
Noi siamo tutti volontari. Abbiamo lavorato tantissimo, all’inizio ci allenavamo in campi di sabbia. Poi è cambiato il parroco ed è arrivato il nostro ds Zanghi, che ci ha dato la spinta finale. C’è un lavoro continuo, che va avanti da sei, sette anni. No, non sapevamo dove potessimo arrivare, ma era giusto provarci e i risultati ci danno ragione.

Domanda cattiva: hai un nome a disposizione. C’è qualcuno che può fare tanta strada?
Domanda difficile, perché ce ne sono tanti che possono e stanno facendo benissimo. Mazzei fisicamente è messo benissimo. Potrebbe continuare e togliersi belle soddisfazioni, ma un nome solo è riduttivo. L’ho già detto, no? La nostra forza è il gruppo…

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