Fulvio Colini (Credit: Filippo Baioni)
In casa Italservice Pesaro è tempo di analisi, commenti e riflessioni, dopo l’eliminazione nel Main Round di Champions League. È pesata sicuramente, nel bilancio complessivo, l’assenza di Borruto, giocatore devastante sotto l’aspetto tecnico e fisico, ma a volte esuberante sotto l’aspetto disciplinare. E così, dopo l’Argentina nella finale mondiale, anche il Pesaro, sia nella passata che in questa Champions, è costretta a subirne le conseguenze. Non hanno pagato anche le scelte di mercato estive fatte dai Campioni d’Italia, che hanno visto le partenze di Jefferson e Marcelinho con quest’ultimo che ieri sarebbe risultato decisivo, vista la mancanza di verticalità nel gioco senza De Oliveira, sostituiti dal “desaparecido” Bolo e da un De Luca poco utilizzato. Nulla da dire su Espindola, il quale, nonostante il grave errore contro il Tyumen, ieri, nella prima frazione, ha più volte tenuto a galla i suoi. C’è da chiedersi come sarà gestito ora il continuo ballottaggio con Miarelli, miglior portiere della passata serie A, con una sola competizione da giocare?
Certamente gli episodi non hanno sorriso come i due falli di mano che gridano ancora “vendetta”. Se fosse andata come avremmo voluto adesso staremmo qui probabilmente a festeggiare ed osannare Taborda e compagni. Ma sarebbe cambiata la forma, non il contenuto, in quanto il Pesaro avrebbe vinto ma non convinto. Per colpe, però, non solo sue. Andando più a fondo dell’analisi ci accorgiamo come la nostra Serie A diventa ogni anno sempre più attempata, non ricevendo da tempo quel cambio generazionale che porta al gioco quell’inevitabile intensità che sembra mancare sulle nostre tavole. E così, siamo costretti a presentarci in Champions con una squadra nella quale ben sette giocatori su tredici hanno già spento le trentaquattro candeline. Prima o poi finirà il tempo dei Borruto, degli Honorio, dei Taborda, dei Canal… e allora forse sarà tardi per guardare all’orizzonte. Bisogna tornare presto a rendere appetibile il nostro piatto. Prima che il successo del Montesilvano del 2011 resti solo un unico ed effimero ricordo.
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