Manoel Tobias con la divisa del Malwee (foto www.edubilla.com)
Manoel Tobias. Chissà in quanti questo nome rievoca qualcosa. Forse in pochi, anche perché la carta d’identità afferma 19 aprile 1971. Eppure Manoel Tobia da Cruz Junior, così è registrato all’anagrafe, non è stato un giocatore di futsal qualunque. Vedere per credere. Per i più giovani, si può affermare tranquillamente che Manoel Tobias sia stato il miglior giocatore al mondo. Non è un affermazione soggettiva, ma oggettiva. Prima di Falcao, il futsal aveva lui come massimo esponente. Ogni bambino voleva imitarne le sue gesta. Magari meno spettacolari rispetto al numero dodici, ma di una concretezza spaventosa. E pensare che nel 1995 il futsal rischiò di perderlo, quando Manoel Tobias accettò la corte del Gremio allenato da Felipe Scolari e per quattro mesi si dedicò al calcio a undici. Poi, per fortuna, il ritorno al parquet e nella sua bacheca l’investitura nel 1996 come miglior giocatore del mondo, due titoli mondiali, una scarpa d’oro e la conquista del pallone d’oro, come miglior giocatore, nei mondiali del 1996 e 2000. A livello di club Candelas, Votorantim, Banfort, Enxuta, Inter Ulbra, Atletico Mineiro, Vasco da Gama e Malwee sono le sue bandiere sotto le quali conquista anche un mondiale per club, quello famigerato del 1997 in cui il Barcellona giocò per perdere, quattro campionati brasiliani (la Liga Futsal) e una Copa America per club. Nel 2003 lascia il Brasile per volare in Europa: la Spagna lo accoglie a braccia aperte con la maglia del Polaris Cartagena prima di tornare in patria nel suo Ulbra, laddove nel 2007 si abbassa il sipario, disputando la sua ultima partita. I paragoni con Falcao possono iniziare. Sicuramente si trattava di due fenomeni assoluti, che pur avendo anche giocato insieme sono stati interpreti di due differenti epoche per come veniva concepito il futsal. La differenza più oggettiva? Manoel Tobias ebbe il coraggio di mettersi in gioco anche sul suolo europeo, a differenza del numero dodici più famoso del mondo.
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