Fabio Pantaleo in versione portiere del Borgonuovo
I guantoni indossati per oltre ventidue anni sono un po’ come una seconda pelle. Fanno parte di te, un oggetto che custodisci con cura ma che nel frattempo ti aiutano a respingere una sfera che può arrivare da qualsiasi direzione. Prima i campi all’aperto, poi il profumo del parquet, Fabio Pantaleo può definirsi uno degli estremi difensori più rappresentativi del panorama piemontese. Non troppo appariscente, magari non era l’oggetto del desiderio per i fotografi, ma lo era per gli allenatori in quanto estremamente costante. La prima esperienza in serie D, nel Real Borgo, poi il volo a Biella e da lì un crescendo, fino alla sua consacrazione in serie B con l’Executive di Settimo Torinese con la quale si ritaglierà una serie di soddisfazioni tanto da diventare la sua seconda famiglia. Poi si susseguono il Cirié, poi il Crd e l’Eurosporting fino ad arrivare all’attualità con il Borgonuovo, in risalita dopo un avvio a singhiozzo in Serie C1: «La passione ti porta a fare sacrifici e tutti questi anni sono anche durati poco». Però i sacrifici adesso deve farli fuori dal parquet, indossando i panni del papà e non più i guantoni. La famiglia Pantaleo ha appena abbracciato Elena, la prima femminuccia dopo gli arrivi di Marco e Stefano: «Io e mia moglie Silvia siamo molto felici, diciamo che non ci annoiamo mai». Il sorriso non gli manca, un po’ come quello che aveva soprattutto quando indossava la maglia dell’Executive: «Dieci anni sono difficili da dimenticare, è stato un periodo straordinario». Forse perché la valenza del rapporto umano era alla base di tutto: «Sicuramente, forse anche perché mi sono formato e cresciuto grazie soprattutto al supporto di Franco Cappellino, l’allenatore più preparato tatticamente che abbia avuto». In tutti questi anni il futsal è cambiato, ma spesso non in meglio: «I giovani adesso hanno meno spirito di sacrificio, non hanno quell’entusiasmo basilare per crescere e fanno spesso tutto in funzione del rimborso economico». La parola “smettere” non è stata ancora citata ma una volta smessi i guantoni il futuro è già scritto: «Allenatore? Preferisco ricoprire il ruolo da dirigente, credo che in questo futsal sia una figura basilare per le società». Niente lavagnetta in mano, ma adesso che la famiglia ha tutto numericamente per scendere sul parquet si può abbozzare un quintetto base: «In porta il sottoscritto, Stefano lo metterei ultimo in quanto è un mastino, sul laterale mia moglie Silvia perché corre da una parte all’altra, così come Marco che pratica anche atletica leggera, mentre pivot mettiamo Elena in quanto qualsiasi difensore, guardandola, si dovrà distrarre per la sua bellezza». Gli avversari sono avvisati.
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