Essere o non essere, questo è il problema. Forse la più celebre citazione shakespeariana fa da cornice alle imprese degli Allievi, stretti nella morsa di ciò che avrebbero potuto o non potuto fare. Risultati alla mano, non si può certamente bocciare la spedizione, perché il tragico sorteggio che li ha opposti al Lazio nei quarti di finale non è stato esempio di buona sorte. Troppo superiori alla media i campioni nazionali per concedere chance ai nostri ragazzi che, in ogni caso, hanno ben tenuto testa per lunghi tratti, salvo poi dover soccombere nettamente alla lunga distanza. Paradossalmente, però, è stata forse la prestazione migliore delle tre: il girone eliminatorio, infatti, non aveva per nulla convinto sotto il profilo del gioco e dell’approccio mentale. Il 3-3 iniziale con la Sicilia era già stato campanello d’allarme che aveva evidenziato alcune lacune: dalla continua sofferenza sul piano tecnico e tattico alla cattiva gestione del vantaggio negli ultimi tre minuti. E non era andata poi così meglio contro il mediocre Molise, battuto solamente quando si era ormai a un passo dal baratro e tenuto in partita da un’approssimativa conduzione mentale della gara: scelte di gioco sbagliate una dietro l’altra, nel pur insidioso miniparquet del PalaMartino di Bari. Dal punto di vista dei singoli, Lupo si è affidato in tutto e per tutto al quintetto Morando-Pettinari-Fea-Mascherona-Ortù, concedendo briciole agli altri e affidandosi al casellese Astegiano quale “sesto uomo”. Un quintetto di talento purissimo e finissimo che però ha dato la sensazione diffusa di avere potenzialmente nelle corde ben più di quanto mostrato in terra pugliese. Insomma, il classico Torneo senza infamia e senza lode.
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