Mai una sveglia oltre le 6.30 e mai un rientro in hotel dopo le 20. In mezzo, Dio solo sa quanti chilometri percorsi su e giù per la provincia barese, senza sosta e senza attimi di respiro per non perdere nemmeno un minuto di ogni singola partita del TdR 2017. Ecco, compito del giornalista, tra gli altri, è anche smentire dicerie e leggende metropolitane, appurando i fatti con i propri occhi. E io, per mia natura, mi fido solo dei miei color verde/nocciola, a seconda degli umori solari. Avevamo promesso che avremmo seguito i vostri (e ora un po’ anche nostri) ragazzi per 24 ore su 24. Detto, fatto. Ho vissuto una settimana ad altissima intensità al fianco del coordinatore dello staff, Massimo Bassis, condividendo con lui gioie e delusioni, ma soprattutto telefonate, messaggi, organizzazione e programmazione giornaliera a 360 gradi. Un lavoro da pazzi, che ha un principio di tregua solamente nelle pochissime ore di sonno. Da pazzi, ma di conseguenza da professionisti. E non crediate che il lavoro dello staff sia meno impegnativo: affinché tutto funzioni al meglio, servono disponibilità e abnegazione pressoché totale. Certo, sia chiaro, la soddisfazione di poter stare al fianco dei ragazzi ripaga di qualsiasi sacrificio, sul piano umano ancor più che su quello sportivo. Ma troppo spesso avevo sentito parole e frasi fuori luogo per non sentirmi in dovere di smentirle: perché il Torneo delle Regioni è gioia, è passione, è a modo suo un privilegio, ma non è e non sarà mai una vacanza.
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