Lenci Poirino: l'orgoglio di Baglio e la carica dei 500 tesserati
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Lenci Poirino: l’orgoglio di Baglio e la carica dei 500 tesserati

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Il presidente della Lenci Poirino torna sul ripescaggio richiesto e ottenuto in C2 e parla a 360 gradi della sua realtà in espansione, tra servizi alle famiglie e alle scuole passando per la promozione sportiva, la prevenzione e la formazione dei minori

In casa Lenci la retrocessione in Serie D brucia ancora, ma la società ha avuto la forza di guardare avanti senza paura, richiedendo ed ottenendo il ripescaggio in C2: «Non siamo da Serie D», ha sottolineato con orgoglio il presidente Davide Baglio. E così il progetto Lenci prosegue a vele spiegate, con chiari obiettivi riguardanti lo sport e, soprattutto, il concetto di prevenzione e formazione.

Davide Baglio, iniziamo a parlare di futsal e dell’ultima stagione sportiva.
«L’anno scorso abbiamo programmato un cambiamento. Dopo un lungo periodo, durato quasi sei anni, con Sergio Luison, abbiamo optato per qualcosa di diverso: non volevamo più solo un gruppo di amici, ma volevamo una squadra vera e propria. E’ nata così l’esigenza di trovare un nuovo mister e abbiamo avuto la fortuna di trovarlo in Mauro Pioli, che ha da subito sposato la nostra linea societaria mostrando grande motivazione».

Le cose però non sono andate bene come avevate sperato.
«E’ stato un anno complesso: dopo cinque anni passati a giocare “a uomo”, siamo passati a zona. In rosa, richiedendo qualcosa di diverso ai giocatori, siamo anche rimasti in pochi: la retrocessione è stata giusta sul campo, le nostre prestazioni sono state altalenanti e siamo stati anche poco fortunati, basta guardare alla composizione del nostro girone, forse il più duro degli ultimi cinque anni».

Ecco allora che avete deciso di chiedere il ripescaggio.
«La mia cultura sportiva mi impone di non comprare titoli e infatti non andremo in C1 se non ce lo meriteremo sul campo, ma di certo so che non siamo da Serie D e il prezzo pagato l’anno scorso è stato troppo alto: anche per ripagare i giocatori che si sono sacrificati e che avrebbero accettato di restare con noi anche in Serie D, abbiamo deciso di dare loro uno stimolo maggiore chiedendo il ripescaggio, che fortunatamente ci è stato concesso».

Gli obiettivi, dunque, quali saranno adesso?
«L’ho detto espressamente e ne abbiamo parlato con i ragazzi a suo tempo: l’ambizione doveva essere la stessa sia in caso di D che di C2. Dobbiamo creare la cultura della vittoria e costruire una mentalità vincente: non saremo la squadra più forte del campionato? Non importa: saremo la più agguerrita e motivata, perché abbiamo molto da dimostrare».

Sul mercato come vi siete mossi, invece?
«Alle partenze di Della Rovere e Nese sono corrisposti sei nuovi arrivi: abbiamo accolto Gianluca Rotelli, laterale che ha avuto esperienze in C1 in Sardegna, Gianluca Carbonaro, proveniente dal calcio a 11 come Lorenzo Cavaglià, classe ’98 ex Trofarello, un portiere dal Villastellone e Mattia Sisca, classe ’99, dal nostro settore giovanile, oltre ad un volto nuovo del futsal come Yuri Novello. A questi si aggiungono i ragazzi della vecchia guardia, confidando nella buona sorte riguardo infortuni e condizione fisica».

Non è stato solo il mercato però a portare novità in casa Lenci riguardo il calcio a 5.
«No, infatti siamo molto soddisfatti di poter dire che quest’anno avremo per la prima volta una squadra di Allievi che farà la sua prima esperienza in Figc. La loro guida tecnica sarà Sergio Luison, che dopo i cambiamenti della prima squadra abbiamo voluto fortemente tenere con noi».

I campi di gioco restano invariati?
«Sì, la prima squadra continuerà a giocare nel Palazzetto di Pralormo, mentre gli Allievi giocheranno all’aperto, qui in casa Lenci, in via Fonte Antico a Poirino».

Abbiamo notato, attraverso i social network, una forte promozione dell’immagine di Lenci: si tratta di qualcosa che va oltre il semplice concetto di sport.
«Abbiamo presentato tutti i nostri collaboratori accompagnati dal Progetto Offerta Educativa e Formativa: si tratta di un documento che fa parte del sistema scolastico e che anche noi abbiamo deciso di adottare. Chi sceglie Lenci sa quali sono le nostre modalità di formazione e prevenzione, oltre che gli obiettivi che ci poniamo nella crescita dei giovani: vogliamo dare un segnale per far capire chi siamo. Abbiamo il calcio e il calcio a 5, sì, ma anche altre attività per i minori e per supportarli a scuola: vogliamo prevenire i problemi relazionali per non essere costretti ad intervenire successivamente, quando può essere troppo tardi o eccessivamente dispendioso per le istituzioni o le famiglie. Vogliamo migliorare la vita non solo di uno o due ragazzi, ma di molte persone: solo così potremo far sentire la nostra voce».

I numeri di Lenci sono decisamente alti: è il segno che state facendo molto bene.
«Due anni fa, subentrando alla precedente gestione, abbiamo “ereditato” 50 tesserati. Oggi siamo a quota 500, con una dozzina di allenatori qualificati Uefa B e Uefa C. Ci siamo strutturati e vogliamo fare bene: diamo maggior peso prima alla parola “scuola” e poi al termine “calcio”».

Per essere completi non poteva mancare una collaborazione importante in ambito femminile.
«Esattamente. Col San Bernardo Luserna Calcio Femminile ci siamo accordati per far giocare qui da noi le loro ragazze e tutto ciò ci permette di promuovere sempre più lo sport e il calcio femminile. E’ per noi anche una buona vetrina e posso dire che con molta probabilità riusciremo anche ad allestire delle formazioni di scuola calcio a 5 femminile con gruppi di età variabile tra gli otto e gli 11 anni».

Cos’altro si può fare per migliorare la promozione del calcio a 5, secondo lei?
«Migliorare gli impianti e incentivare le collaborazioni tra società, anche col calcio a 11, considerando le due realtà alla pari, senza reciproche discriminazioni. Inoltre credo che giocare la C1 al venerdì, cosa che dovrebbe accadere dal prossimo anno, agevolerebbe il passaggio di alcuni giocatori, anche provenienti dal calcio a 11, che si sono stufati di giocare nel week-end. Ci sono tante possibilità, se si ha voglia di fare e non si può pretendere che sia la Figc a risolvere tutti i problemi: anche, se non soprattutto, le società hanno l’opportunità di fare tutto ciò. Basta volerlo».

D’altronde voi ne siete un esempio lampante.
«La nostra realtà è nata da tre amici al bar nel 2013: dopo quattro anni siamo diventati 500, in un paese da diecimila abitanti in cui offriamo servizi scolastici, come l’ultimo appalto appena vinto dimostra: copriremo infatti le attività extra-scolastiche del prossimo anno. Se ti dai da fare, in Italia, nonostante il momento attuale, qualcosa di buono lo puoi fare ugualmente».

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