Felicità, appunto. La colonna sonora era già pronta da un paio di mesi e attendeva solo la domenica giusta per uscire dal cassetto. Elena Cargalli riscrive e interpreta da star il classico che fu di Al Bano, a dimostrazione che si può essere pedina fondamentale di un gruppo pur senza incantare anche sul parquet. In fondo, il segreto del Top Five freschissimo campione regionale e promosso in serie A è probabilmente proprio questo. Quella parola “gruppo” troppo spesso sovrautilizzata ma che in questo caso ha saputo plasmarsi, compattarsi e amarsi sotto le direttive di uno staff di prim’ordine che in tre anni ha costruito un giocattolo perfetto. A cominciare da Paolo Nestasio, che non avrà il ciuffo di Al Bano e (forse) nemmeno l’acuto, ma che ben sa come condurre e gestire una squadra vincente. «Che dire, è stato un campionato pazzesco. Avrebbe dovuto essere equilibrato fino all’ultimo e invece le ragazze sono state incredibili, superando le difficoltà delle prime settimane e l’ansia da risultato delle ultimissime partite. Tutte fantastiche, davvero, Gianella e Stella hanno dimostrato di essere due portieri eccezionali, ragazze come Ranieri, Bisogno o Emmanuello hanno “tirato la carretta” tutto l’anno, ma una parola in più credo sia giusto spenderla per Francesca Toffetti: un capitano senza eguali, ha trascinato le compagne con grinta, determinazione e voglia di vincere, soprattutto nei momenti cruciali della stagione». Un trionfo tutto fuorché casuale, va detto, perché il Top Five era insieme a I Bassotti la compagine favorita sin dai pronostici della vigilia, ma riuscire a confermarli non è affatto banale: «Verissimo, è una Serie A che abbiamo totalmente meritato, ma che abbiamo costruito in tre anni, inserendo di volta in volta qualche pezzo in più del puzzle fino a trovare l’alchimia vincente per quello che era il nostro contesto. E credo che questo gruppo possa sicuramente far bene anche al piano superiore, non avremo certo bisogno di rivoluzioni. Dovremo, però, essere bravi ad adeguarci alle regole del campionato nazionale e soprattutto a modificare in parte la nostra mentalità: giocare per salvarsi non sarà la stessa cosa che giocare per vincere. Gli stimoli non ci mancheranno, a me innanzitutto, anche perché dopo l’esperienza interrotta con il Mojito sarà una grande soddisfazione ritornare in serie A». Già, che allenatore ci mette cuore. Felicità.
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