
Sinner, fine della corsa: l'annuncio è devastante - Futsalnews24.com (screen Youtube)
Il tennis mondiale ha trovato i suoi nuovi sovrani. Da mesi, se non anni, l’immaginario degli appassionati si è spostato su due nomi: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.
Gli eredi designati del trono lasciato vacante da Federer e Nadal, e minacciato solo a sprazzi da Djokovic, stanno riscrivendo la narrativa del tennis con colpi, intensità, ed emozioni fuori scala. La finale del Roland Garros 2025 ne è stata la consacrazione: una battaglia epica, di nervi e di talento, che ha tenuto il pubblico col fiato sospeso fino all’ultimo. A spuntarla è stato lo spagnolo, che con quella vittoria ha portato a 8-4 il bilancio degli scontri diretti contro l’altoatesino. Un dato che non pesa troppo su Sinner, ancora numero uno del ranking ATP, ma che testimonia quanto la rivalità tra i due sia già destinata alla leggenda.
La costanza dell’azzurro nonostante lo stop di tre mesi è stata disarmante: finale agli Australian Open, finale a Rome e ora finale a Parigi. Ovunque ci sia una finale, lì c’è anche il nome di Jannik Sinner. A renderlo speciale è la sua capacità di adattarsi, di resistere mentalmente, e di alzare il livello nei momenti decisivi. La stagione sull’erba è appena iniziata e occhi e pronostici sono già puntati su Wimbledon, dove potrebbe consumarsi il prossimo capitolo di questa rivalità destinata a segnare un’epoca. Ma intanto, il successo tecnico e mediatico di Sinner e Alcaraz accende anche il dibattito tra le leggende del passato.
McEnroe spodesta Nadal, Murray: “Serve rispetto”
John McEnroe, da sempre voce provocatoria e appassionata, non si è tirato indietro: “Si può affermare che Alcaraz e Sinner avrebbero avuto delle buone chance di battere Rafa Nadal al suo picco al Roland Garros”. E poi ancora: “Il livello visto in finale è tra i più alti che abbia mai visto. Carlos è l’unico per cui pagherei un biglietto oggi”. Parole che non sono passate inosservate, anzi. A rispondere per le rime ci ha pensato Andy Murray, vecchio rivale e grande estimatore di Rafael Nadal. Con una punta di disappunto, lo scozzese ha ribattuto: “Carlos e Jannik sono eccezionali, ma prima devono fare quello che hanno fatto Roger, Rafa e Novak”.

Per Murray, il problema non è il talento dei due giovani, bensì la memoria corta di chi dimentica troppo in fretta: “Vincere 20 Slam non è un dettaglio. È facile oggi esaltare, ma bisogna guardare alla storia con rispetto”. Le sue parole hanno trovato ampio consenso tra tifosi e addetti ai lavori, rilanciando un interrogativo eterno: quanto tempo serve, e quanti titoli, per entrare nella leggenda? La risposta, come sempre, la darà il campo. Intanto, il dibattito sembra destinato a continuare per anni…