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Canavese a tutto campo: «Il futsal è la mia vita»

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Niccolò Canavese è uno dei giocatori con più esperienza e qualità nel panorama piemontese: con la Futsal Savigliano sta affrontando da protagonista la sua ennesima stagione di Serie B

«Il futsal è la mia vita. Gli ho dato tutto me stesso e lui ha contraccambiato. In tre parole: amore, passione, dedizione». Non c’è alcuna frase di circostanza, nelle parole di Niccolò Canavese. Forse un pizzico di rimpianto e nostalgia, subito messa a tacere da uno spirito ancora non sazio di battaglie sul parquet. Lui si ama definire “vecchietto”: forse il fine è quella di fermare il tempo e non pensare a un futuro lontano dal suo calcio a 5. Eppure le soddisfazioni sono arrivate e anche il progetto con la sua Futsal Savigliano va avanti. Un percorso ripido e in salita – inevitabile per una matricola assoluta nel Girone A di Serie B – ma affrontato con l’entusiasmo di un ragazzino.

Niccolò, vi aspettavate una categoria tanto competitiva?
Chi aveva già giocato in B sapeva. Il campionato è difficile. Molto. Magari qualcuno non avvezzo alla categoria poteva pensare che dopo il dominio dello scorso anno in C1 fosse tutto un po’ più semplice. Beh, sbagliava.

C’è stato un problema di adattamento?
E’ anche normale sia stato così, però stiamo crescendo. Non proviamo una sensazione di scoramento. Semmai riscatto.

La vittoria contro la Domus Bresso fanalino di coda vi ha dato un nuovo slancio…
Sicuramente. E’ stata una partita ben giocata. Però, dobbiamo stare attenti: loro sono una squadra in profonda crisi, priva di identità e individualità particolari. Vincere aiuta a vincere, se non ci si esalta troppo.

Due gol segnati nell’ultima giornata, cinque in stagione. Sei al 100%?
Quest’anno non proprio. Mi porto dietro dei piccoli acciacchi che però ormai fanno parte di me. Quando subisci infortuni gravi (e in carriera ce ne sono stati, ndr), non si ritorna mai al 100%. Anche se la scorsa stagione sono stato benissimo.

Riabbracci la Serie B dopo quattro stagioni: il livello com’è?
Credo che la parola giusta sia: livellata. Il livello medio è più alto. Non ci sono né squadre materasso né carri armati in grado di vincerle tutte. Poi il mercato sicuramente rimescolerà il mazzo…

Ah già, il mercato… Il Savigliano ha bisogno di rinforzi? Arriva qualcuno?
Nuovi arrivi? Non devi chiedere a me (sorriso sornione, ndr). Però male non farebbe qualche nuovo innesto, mettiamola così.

Dalla Domus ultima al Real Cornaredo. Sabato affrontate la squadra più forte del campionato?
Secondo me il Saints Pagnano è superiore, perché una squadra completa. La metti sulla bagarre e loro la vincono di forza. Te la giochi con la tecnica e sono più qualitativi. Il Cornaredo porta entusiasmo, ma se affrontata con la giusta concentrazione e mix di fortuna non sfiguriamo. Anche col Pagnano abbiamo perso 6-2, ma eravamo in partita fino a dieci minuti dalla fine.

Ora gioco un po’ a metterti in difficoltà. Il tuo miglior compagno?
Paolo Servetti: un ragazzo eccezionale, con capacità incredibili. Tre anni fa giocava in Serie D: è in continua crescita e ha tantissima voglia di imparare e mettersi in gioco. E’ il compagno che tutti vorrebbero.

Dici che la testa fa la differenza più dei piedi?
L’approccio e l’atteggiamento sono fondamentali in tutto ciò che facciamo. Senza lavoro non si va da nessuna parte. Mai. In uno spogliatoio, se non rispetti non hai vita lunga.

Compagno e avversario più forti di sempre?
Il più forte con cui ho giocato Mendoza: giocatore e persona strepitosa. La scorsa settimana ha vinto il suo quinto campionato colombiano. E’ come un fratello: abitavamo vicino e lui ovviamente non conosceva nessuno, quindi stava sempre con noi. L’avversario che più mi ha messo in difficoltà è stato invece Renan Pizzo, quando ero a Modugno.

Quanto ti è servito partire e allontanarti da casa?
Io non l’ho fatto giovanissimo, ma a 25 anni. E’ servito tanto. Per cambiare routine, abitudini e lavorare in un certo modo. Lo consiglio a tutti: ma con le precauzioni dovute. Oggi alcuni progetti nascono e muoiono in un amen…

Mai pensato di trasferirti all’estero?
Un sogno di una notte di mezza estate. O più notti (ride, ndr).

Quanto è malato il futsal? Qual è la tua medicina?
Tanto. Lo stato di salute al momento non è dei migliori. Ad alti livelli è un lavoro e deve essere riconosciuto come tale. E poi: chi si comporta da criminale deve essere punito penalmente. Altrimenti non si acquisirà mai credibilità.

Ti vedi in questo mondo anche dopo il ritiro?
Mi sto già muovendo per allenicchiare. Ma fino ad ora senza pressioni. In futuro, chissà… Mai dire mai. L’ho detto, no? Il futsal è la mia vita…

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