Marco Ercolessi in versione "casalinga" (foto www.figc.it)
Ogni volta che esprime opinioni, Marco Ercolessi regala sempre notevoli spunti di interesse. Il capitano azzurro è stato interpellato dal sito della Federazione www.figc.it (clicca qui per l’intervista completa) spaziando dall’attualità tra libri e serie tv ai ricordi con la Nazionale, con la quale fu campione d’Europa nel 2014: “Iniziammo l’Europeo perdendo la prima gara con la Slovenia, e ci arrivò addosso una miriade di critiche, anche eccessive nella forma. Ciò, da una parte ci fece sentire soli, ma dall’altra ci spinse a unirci e a reagire. A seguito di quell’episodio comprendemmo il nostro potenziale e, da lì in poi, spingemmo la ruota a girare per il verso giusto. In finale incontrammo la Russia che, avendo sconfitto la Spagna favorita, forse ci sottovalutò. Vincemmo, e l’emozione fu incredibile; anche perché, in quegli anni, l’Italia arrivava sempre in altro senza mai vincere. Comunque realizzammo di avere compiuto un’impresa, soprattutto quando tornammo a casa. Non sono un capitano impositivo. Credo che indossare la fascia sia un grande onore, che tuttavia non renda migliori degli altri. Motivo per cui anche sulle decisioni da prendere, faccio sì che il mio parere valga quanto quello dei miei compagni di squadra. Essere il capitano è poi una responsabilità che impone un comportamento esemplare e, da questo punto di vista, si è un po’ nell’occhio del ciclone; perché, in un certo senso, l’errore di un capitano è più grave e più notato. Ciò premesso, i capitani passano ma la Nazionale resta, e indossare la maglia azzurra per un calciatore italiano è il massimo riconoscimento. Ogni volta che me la metto mi brillano gli occhi”.
Ricordi emozionanti ma anche e soprattutto idee chiare quelle di Marco Ercolessi, in particolare su quale dovrebbe essere il modello di sviluppo per il calcio a cinque italiano nei prossimi anni: “A mio parare sarebbe auspicabile che avvenisse quanto successo in Spagna, dove grandi club della Liga di Calcio a 11, come, ad esempio, Barcellona, Levante o Real Betis, hanno preso parte al campionato di Futsal. Se accadesse in Italia, con le varie Juventus, Inter, Milan e via dicendo, ciò porterebbe giovamento non solo al movimento di Calcio a 5, ma anche a quello di Calcio a 11, dato che il nostro è uno sport fondamentale per lo sviluppo tecnico dei ragazzi. Non a caso, i Pulcini giocano su campi piccoli, affinché possano toccare più volte la palla, senza perdersi su lunghe distanza. Gli allenamenti di Calcio a 5 sarebbero poi utilissimi anche ai professionisti di Calcio a 11, come ha dimostrato Pep Guardiola, che a livello tattico e strategico si è ispirato molto a questo sport”.
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