
Non si presenta al raduno, caos bianconero: va in Premier League - Futsalnews24.com (screen Youtube)
Continua il braccio di ferro tra giocatore e dirigenza in casa bianconera. Le frizioni rischiano di far saltare il banco e di compromettere l’intera stagione.
Nel calcio moderno non è raro assistere a scene che, fino a qualche anno fa, sarebbero state considerate delle vere eresie. Pensiamo all’epoca di Fabio Capello o Marcello Lippi, dove la disciplina era sacra e ogni gesto fuori posto veniva immediatamente represso nello spogliatoio. Oggi, invece, i calciatori hanno spesso un potere contrattuale, mediatico e simbolico che li rende, di fatto, sempre più centrali nelle dinamiche dei club. E quando qualcosa non quadra, non è più raro che si “faccia la voce grossa”. In casa Juventus, ad esempio, questa tendenza sembra aver preso residenza stabile. Il caso più eclatante è quello di Dusan Vlahovic, da tempo sul piede di guerra con la società. Il nodo è sempre lo stesso: quel contratto da 12 milioni netti a stagione, firmato in tempi di euforia e ora divenuto un fardello per il club. La dirigenza bianconera vorrebbe rinegoziare, ma il serbo non arretra di un millimetro, forte di un accordo blindato e di pochi estimatori disposti a farsi carico di un ingaggio simile.
Ma il fronte più caldo si è aperto con Douglas Luiz. Il centrocampista brasiliano, acquistato con grandi aspettative, ha scelto la linea più dura: non presentarsi al ritiro. Un segnale chiaro, che ha fatto infuriare l’ambiente bianconero. Igor Tudor e Damien Comolli si trovano così a dover gestire un gruppo che sembra vivere più tensioni che certezze, proprio mentre si cerca di ricostruire un’identità perduta. Il fenomeno, però, non riguarda solo la Juventus. Anzi, il virus della “ribellione” sembra aver contagiato anche l’estero, dove in queste ore si sta consumando un altro caso emblematico.
Brentford nella bufera, Wissa si ribella: niente allenamenti finché non parte
In Premier League, il clima in casa Brentford è rovente. Dopo l’addio di Thomas Frank, passato al Tottenham, e quello di Bryan Mbeumo, volato al Manchester United, ora a spaccare ulteriormente l’ambiente ci ha pensato uno dei simboli del club: Yoane Wissa. Il bomber congolese, autore di 19 reti nella scorsa stagione, ha scelto il silenzio… e l’assenza. Ha lasciato il ritiro e rifiuta di allenarsi, come riportato da Football Insider. Il motivo sarebbe nel no del Brentford all’offerta da 28,5 milioni di euro formulata dal Newcastle. Wissa si sarebbe aspettato un comportamento diverso, soprattutto alla luce di un presunto accordo verbale con la dirigenza: in caso di offerte vicine ai 30 milioni, avrebbe potuto lasciare Londra.

Per lui si tratta di una rottura di un patto. Per il club, di una strategia per mantenere il controllo del mercato. Ma il risultato è evidente: un altro spogliatoio in crisi, un altro giocatore sul piede di guerra. Il Newcastle, intanto, osserva e aspetta. I Magpies devono cautelarsi in caso di addio di Alexander Isak e il profilo di Wissa piace a Eddie Howe, che ha chiesto un innesto esperto e incisivo. Il Brentford, però, non fa sconti: per cedere Wissa servono almeno 35 milioni. E nel frattempo il calciatore ha scelto di alzare la tensione. Come spesso accade, il campo cede il passo al braccio di ferro. E mentre i tifosi attendono sviluppi, il caso Wissa è solo l’ultimo sintomo di un calcio sempre più dominato dagli umori – e dai contratti – dei suoi protagonisti.