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Scappazzoni, professione DS: “Siamo pochissimi, un problema”

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Nel giorno del suo compleanno, Andrea Scappazzoni spiega le motivazioni dell’addio al Pasta e ragiona sul futuro del calcio a 5 piemontese e del suo ruolo tecnico

Un compleanno da “disoccupato” del futsal non si potrebbe augurare a nessun appassionato. Andrea Scappazzoni, però, il suo destino lo ha in qualche modo veicolato scegliendo di lasciare il ruolo di Direttore Sportivo del Pasta: “Già, diciamo che è un compleanno più rilassato del solito, dopo tanti anni in cui avevo sempre un progetto da sviluppare. Mi è spiaciuto dover abbandonare il Pasta, società che ringrazio per la fiducia, a cominciare dal Presidente Banzato cui mi lega un rapporto di stima e amicizia. Non sono una persona che ama cambiare, anche perché ritengo che il ruolo di Direttore Sportivo necessiti tempo e programmazione. E dopo due anni di Top Five e, soprattutto, dieci di Spring Team, a maggior ragione mi dispiace lasciare un’idea nata da appena una stagione. A Pasta mi sono trovato bene, però non c’erano più le condizioni per proseguire: la mia situazione lavorativa e personale è cambiata, dunque al momento vivo un po’ di incertezza. E non mi aspetto di rientrare nei prossimi mesi, credo che starò per qualche tempo sul divano. Poi per carità, in futuro, di fronte a un progetto di un certo tipo non mi tirerei indietro, ma trovarne è difficile e quei pochi che esistono non credo contemplerebbero la mia presenza: io ho il mio modo di lavorare e un carattere particolare, esigente e professionale”.

Già, perché il discorso si sposta inevitabilmente sui massimi sistemi, sul futuro della nostra disciplina e sul ruolo di direttore sportivo, di cui Andrea Scappazzoni è, a detta un po’ di tutti gli addetti ai lavoro, interprete di assoluta competenza: “Se esistono pochissimi direttori sportivi in Piemonte vuol dire che c’è un problema. Le società per avere un futuro devono avere figure direttive e dare loro la possibilità di avere potere decisionale, esattamente come gli allenatori hanno bisogno di libertà e autonomia nelle scelte. Una società ben strutturata ha poi più possibilità di interfacciarsi con le istituzioni, dunque crescere come comunità e più facilmente accedere agli impianti, un problema enorme per il mondo del futsal. Purtroppo spesso si ragiona in modo approssimativo, siamo un torneo amatoriale-professionale e questo non dipende dal Comitato Regionale, la colpa è delle società”. E non poteva mancare un’ultima battuta sull’aperto dibattito legato al congelamento delle classifiche, su promozioni e retrocessioni: “Sarà difficile mettere d’accordo tutti. Ci sono molte diversità tra un campionato e l’altro, con situazioni molto differenti. Sono generalmente d’accordo sul voler mantenere il merito sportivo, ma se sei punto a punto come fai a trovare un reale merito con parecchie partite non disputate?. Una soluzione giusta in assoluto è impossibile da trovare. Servirà buon senso da parte di tutti, evitando ricorsi inutili e deleteri”.

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