
Terremoto in Serie A: è di nuovo Calciopoli - Futsalnews24.com (Pixabay)
A quasi vent’anni dallo scandalo che sconvolse il calcio italiano, Calciopoli torna a far parlare di sé, riaffacciandosi con forza nel dibattito pubblico.
È un ritorno mediatico, ma anche emotivo, perché quella vicenda, con le sue ombre e le sue conseguenze, ha lasciato ferite ancora aperte in un sistema calcistico che faticò a rialzarsi. Lo scandalo Calciopoli scoppiò nel 2006, a pochi giorni dall’inizio dei Mondiali di Germania, e portò alla luce una rete di influenze, pressioni arbitrali e rapporti opachi tra dirigenti di club e il mondo arbitrale. La Juventus, principale accusata, fu retrocessa in Serie B con revoca di due scudetti (2005 e 2006), mentre Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina subirono pesanti penalizzazioni. Luciano Moggi, allora dirigente bianconero, fu il volto simbolo di quell’inchiesta che portò il campionato italiano in prima pagina in tutto il mondo, ma per motivi ben lontani dal calcio giocato.
Da allora, il termine Calciopoli è diventato un punto di riferimento quando si parla di giustizia sportiva, etica e trasparenza nel calcio. Ma anche di tensioni, recriminazioni e visioni contrapposte. Se per alcuni rappresentò un momento di giusta epurazione, per altri fu un processo sommario e parziale, in cui non tutte le verità vennero a galla. Ora, a due decenni di distanza, quell’ombra torna a stagliarsi sul panorama mediatico.
“Calciopoli fa ancora paura”: Ravezzani irrita Gianfelice Facchetti
Ad accendere di nuovo i riflettori su Calciopoli è stato Fabio Ravezzani, direttore di TeleLombardia, che attraverso un messaggio sui social ha denunciato lo stop all’uscita di un documentario da lui curato e atteso su Prime Video: “Incredibile. La nostra inchiesta su Calciopoli NON andrà in onda dal 15 luglio su Prime Video come avevano annunciato. All’ultimo momento ci hanno detto no dopo aver scelto la data di pubblicazione. Forse anche 20 anni dopo Calciopoli mette paura a qualcuno”. Ravezzani ha voluto sottolineare come il lavoro giornalistico non avesse l’intento di promuovere tesi precostituite, ma piuttosto di dare voce a tutti i protagonisti dell’epoca: “Volevamo far parlare PM Narducci, Moggi, giudici, calciatori, giornalisti, per capire se davvero era stata fatta giustizia”.

Non si è fatta attendere la replica di Gianfelice Facchetti, figlio dell’indimenticato Giacinto, ex presidente dell’Inter, una delle società indirettamente coinvolte nello scandalo. Con un tono ironico ma tagliente, Facchetti ha commentato: “Si ringrazia sentitamente Amazon Prime per risparmiarci l’ennesima tarantella su ciò che conoscono a menadito anche i muri”. Un riferimento evidente alla sensazione, condivisa da molti, che su Calciopoli sia già stato detto e mostrato tutto. L’episodio ha inevitabilmente riacceso le polemiche e riportato al centro dell’attenzione una vicenda che, nonostante il tempo trascorso, continua a dividere tifoserie, analisti e operatori dell’informazione.