
Tragedia nello sport, addio al presidente - Futsalnews24.com (Pixabay)
In un’epoca in cui lo sport si muove spesso a suon di proclami e marketing, in cui le palestre diventano simboli di potere più che luoghi di formazione, c’è chi ha preferito restare nell’ombra, lasciando che fossero i fatti a parlare.
Di figure così, capaci di tenere accesa la fiaccola della passione sportiva in territori dove la parola “impianto” suona ancora come una promessa incompiuta, ce ne sono sempre meno. E quando una di queste se ne va, la comunità intera resta orfana di un pezzo di storia. La dedizione alla causa sportiva, quella autentica, fatta di quotidianità e sacrifici, non si misura con i titoli ma con la coerenza nel tempo.
E se la passione per un certo sport riesce a sopravvivere a generazioni di dirigenti distratti, politici indifferenti e fondi evaporati, è perché dietro ci sono uomini e famiglie che considerano quello sport non un lavoro, ma una missione. A Salerno, ad esempio, una palestra non è mai stata solo uno spazio fisico, ma il cuore pulsante di una comunità. In quei muri si sono intrecciate storie, allenamenti, sogni. E c’erano sempre figure pronte ad ascoltarli, quei sogni. Anche solo sedute su una sedia, in silenzio.
Addio ad Antonio Senatore: si è spento a 82 anni
È venuto a mancare all’età di 82 anni Antonio Senatore, una delle figure più rappresentative della storia dello sport a Salerno e non solo. Figlio del leggendario Matteo Senatore, fondatore nel 1950 della storica Indomita Salerno, Antonio ha incarnato con umiltà e passione il significato più profondo del termine “dirigente sportivo”. Prima atleta, poi allenatore e infine pilastro gestionale della società, Senatore è stato un promotore instancabile della pallavolo nel Mezzogiorno. Oltre all’Indomita, ha ricoperto incarichi di rilievo a livello federale, come presidente provinciale della Fipav, vicepresidente del Coni locale e, a livello internazionale, accompagnatore della nazionale italiana femminile alle Olimpiadi di Atlanta, dove fu conquistata una storica medaglia d’argento. Un percorso che testimonia il rispetto e la fiducia che Antonio si era guadagnato negli anni, sempre con garbo e senso di responsabilità.

Il legame con la palestra del Vestuti, che porta il nome di suo padre, racconta una simbiosi affettiva e sportiva profonda. Seduto su una sedia, osservava i ragazzi allenarsi, mentre condivideva pensieri e risultati con il padre. Ieri, alle ore 16, nella Cappella di Via della Quercia a Capezzano, si sono tenuti i funerali. A stringersi attorno alla famiglia c’era un’intera città, come conferma anche il cordoglio ufficiale del Comune di Salerno, che ha voluto ricordarne la competenza, l’umanità e l’inestimabile contributo allo sport cittadino.