
Choc Valentino Rossi: "Perso un amico vero" - Futsalnews24.com (screen Youtube)
Raccontare Valentino Rossi è come ripercorrere una parte significativa della storia dello sport italiano e mondiale. Ma ridurre la sua carriera ai soli numeri – per quanto leggendari – sarebbe limitante.
Perché Vale, il “Dottore”, ha incarnato qualcosa di più: un’idea di motociclismo fatta di istinto, talento e, soprattutto, gioia. La stessa che ha condiviso nel corso della lunga chiacchierata al “PoretCast” di Giacomo Poretti, uno spazio dove il nove volte campione del mondo ha spalancato la porta dei suoi ricordi con leggerezza e profondità, a tratti spiazzante. Seduto su una poltrona – non quella di un podio, ma quella della vita – Valentino ha parlato della scaramanzia, della paura, dell’essere diventato un simbolo senza mai prendersi troppo sul serio. Ha raccontato delle sue origini, del rapporto con il padre Graziano, della sua crescita tra Tavullia e i circuiti di mezzo mondo. Un ragazzo che da piccolo sognava la MotoGP come se fosse un cartone animato, e che poi è diventato il protagonista assoluto di quell’epopea a due ruote.
La sua capacità di inventarsi un personaggio senza mai perdere l’essenza di ragazzo di provincia ha fatto la differenza. Con Uccio, con le “cazzate da bar” messe in scena nei box, con la sua naturalezza nel parlare di talento, errori e successi. Rossi ha rotto la barriera tra sportivo e pubblico, diventando uno di famiglia per milioni di tifosi. E se oggi ammette che guardare le gare da casa fa più paura che correrle, è perché in lui convivono ancora la passione dell’adolescente e l’esperienza del campione. Ma nella vita di Valentino, come in quella di ciascuno di noi, ci sono anche perdite che non si superano mai.
Simoncelli, Valentino Rossi commovente: “E’ stato uno shock”
Tra le parole più intense dell’intervista, quelle dedicate a Marco Simoncelli sono arrivate senza retorica ma con una sincerità disarmante. Rossi ha rivissuto uno dei momenti più drammatici della sua carriera: “Il Sic era troppo simpatico. Un romagnolo sanguigno. Era sempre una comica stare con lui. Quando è successo quello che è successo è stato uno shock vero”. Il dolore, il senso di impotenza, e quel pensiero che torna: “Proprio io dovevo essere lì?”. Non ha mai pensato di smettere, dice, ma si è fatto un lungo esame di coscienza. L’amicizia con Simoncelli non era solo legata alla pista: erano complici, compagni di allenamento, protagonisti di un cammino condiviso che ha lasciato un segno indelebile.

“Eravamo insieme dal 2006, poi nel 2008 abbiamo vinto entrambi. Dopo, da rivali, era più complicato ma restavamo amici. Quando è successo, ho capito cosa vuol dire perdere davvero qualcuno ed era un amico vero”. Da quella ferita è nata l’Academy, oggi fucina di talenti italiani in MotoGP. Un modo per onorare il passato guardando avanti, per trasformare il dolore in spinta, per restare nel paddock in un modo diverso. Con meno casco e più cuore. Valentino Rossi è stato un campione, un mito, un simbolo. Ma è soprattutto rimasto umano e anche per questo continua a essere amato da tutti.