
Il dramma di Valentino Rossi, racconto terribile: "È stato uno shock" - Futsalnews24.com (screen Youtube)
La vita di un campione non è fatta solo di curve perfette, trionfi e giri veloci. Per quanto lunga, intensa e carica di emozioni sia stata la carriera di Valentino Rossi, anche lui ha dovuto convivere con momenti in cui l’adrenalina ha lasciato spazio al silenzio.
Un silenzio scomodo, che pesa anche a distanza di anni. In pista ha scritto la storia, tra rivalità epiche, come quelle con Biaggi, Stoner e Marquez, e un talento capace di accendere il tifo in ogni angolo del mondo. Oggi il “Dottore” continua a far parlare di sé grazie alla VR46, la sua Academy e scuderia che sta crescendo e si sta imponendo anche in MotoGP. Ma neanche il più grande dei campioni può sottrarsi a un certo tipo di memoria.
Ci sono eventi che restano scolpiti nella coscienza, e che neppure il tempo riesce a cancellare. Anzi, spesso è proprio con il passare degli anni che si impara a guardarli in faccia, senza più barriere. Per Valentino, uno di quei momenti è stato lo shock più grande vissuto in carriera. Un’esperienza che ha toccato corde profonde, umane, e che lo ha segnato ben oltre la pista. Perché in gara si può cadere, si può perdere, si può anche vincere… ma ci sono situazioni in cui la gara finisce e inizia qualcosa di molto più complicato da gestire.
Rossi ricorda Simoncelli: “Non ho potuto fare niente”
Durante un’intervista rilasciata nel podcast ‘Poretcast’ condotto da Giacomo Poretti, Valentino Rossi ha parlato con grande sincerità di uno degli episodi più duri della sua carriera: la morte di Marco Simoncelli nel GP della Malesia del 2011. Un evento che ancora oggi, a distanza di 14 anni, fatica a essere elaborato. “È stato veramente uno shock. Eravamo in 22 in pista e in quel momento sono stato proprio io a centrarlo. Che dispiacere perdere un amico come il Sic”. Rossi non si nasconde dietro la maschera del campione invulnerabile. Sbuffa, occhi al cielo, il corpo rifiuta di ricordare certe cose e lo fa con smorfie ed espressioni. Sono segnali che raccontano molto più delle parole. No… non ho pensato di smettere – ha raccontato – ma è sempre stata una cosa che mi è spiaciuta un sacco. Mi sono fatto un esame di coscienza, ma alla fine la realtà è che non ho potuto fare proprio niente per evitare questa fatalità”.

Il ricordo di Simoncelli resta vivo: “Dal 2006 abbiamo trascorso tanto tempo insieme, mi piaceva allenarmi con lui. Era simpatico, un romagnolo doc. Poi è diventato mio rivale e lì le cose si complicano”. Da quella tragedia è nata l’idea della VR46 Academy – per aiutare i piloti italiani ad arrivare in MotoGP. Una missione importante, non priva di ironia: “È un bell’impegno, perché i piloti di base sono tutte teste di c***o, ma dà un gran gusto”. Una battuta, una risata, e poi di nuovo il silenzio. Quello che, da quel giorno a Sepang, accompagna anche i più grandi.