
Sinner, di nuovo il clostebol: squalifica di tre anni - Futsalnews24.com (screen Youtube)
Nel panorama sportivo internazionale, la positività a una sostanza proibita rappresenta sempre un punto di rottura tra immagine e credibilità.
Eppure, ci sono casi in cui la differenza la fanno i dettagli, la tempestività e la trasparenza. È quanto emerso nella vicenda che ha coinvolto Jannik Sinner, risultato positivo al Clostebol durante il torneo di Indian Wells nel marzo 2024. Il tennista altoatesino, fin dal primo momento, ha collaborato con le autorità antidoping, fornendo una spiegazione chiara e ben documentata: la presenza del principio attivo sarebbe stata causata da un trattamento effettuato dal suo fisioterapista Naldi, che aveva utilizzato uno spray a base di Clostebol per curare una ferita. L’applicazione del prodotto senza guanti avrebbe accidentalmente trasferito la sostanza sul corpo dell’atleta.
Questo resoconto è stato accettato tanto dall’ITIA quanto dalla WADA, che hanno confermato l’involontarietà della contaminazione e definito l’intera vicenda “lontana anni luce dal doping”. Alla fine, si è giunti a un accordo per una squalifica di tre mesi, che è scaduta proprio ieri, permettendo a Sinner di tornare in campo in tempo per gli Internazionali d’Italia. Nonostante le polemiche, tra cui quelle di Federica Pellegrini, che ha messo in dubbio la leggerezza della sanzione, il caso Sinner si è distinto per la gestione esemplare da parte dell’atleta e per la chiarezza nel fornire prove concrete della dinamica.
Oudhadi positivo al Clostebol, Barquero recidiva
Una vicenda molto diversa, seppur legata allo stesso principio attivo, è quella che ha travolto Yassine Ouhdadi, mezzofondista paralimpico spagnolo due volte oro nei 5000 metri (Tokyo 2021 e Parigi 2024). L’atleta è stato recentemente squalificato per tre anni dopo essere risultato positivo al Clostebol in un test effettuato fuori competizione, e si è visto privare della medaglia conquistata a Parigi. Anche Ouhdadi ha proclamato la propria innocenza, sostenendo che la sostanza possa essere finita nel suo organismo per contaminazione accidentale, forse attraverso un massaggio o il contatto con qualcuno che aveva usato creme contenenti Clostebol. Ma, a differenza di Sinner, non è riuscito a fornire alcuna documentazione o ricostruzione credibile a sostegno della sua tesi. Il risultato? Una sanzione piena, e l’uscita dal Centro di Alto Rendimento di Sant Cugat, dove viveva e si allenava.

Caso ancora più severo è quello di Laura Barquero, pattinatrice spagnola recidiva nella positività al Clostebol, che è stata punita con sei anni di squalifica. Anche lei ha parlato di contaminazione, ma senza riuscire a fornire elementi oggettivi. Al contrario di Sinner, il cui team legale ha saputo dimostrare ogni fase della dinamica, Barquero e Ouhdadi si sono trovati senza appigli. Dove la chiarezza vince, l’ambiguità viene punita. E la linea che separa il dubbio dall’assoluzione può essere sottile…ma decisiva.