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Vampeta consiglia i più giovani: “Dovete avere umiltà”

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Proseguono gli appuntamenti in diretta Instagram della L84: serata frizzante con l’ex Nazionale azzurro Vampeta protagonista designato

Ancora una serata per ripercorrere la storia del futsal con le dirette Instagram L84: protagonista dell’incontro è stato Vampeta, campione d’Europa con la Nazionale azzurra in Belgio. Dopo l’appuntamento con Gabriel Lima, Rodrigo De Lima ha lasciato il timone del comando a Edu Dias, altrettanto abile a tenere banco con l’ex Orange Asti, tornato in fretta e furia in Brasile e costretto a lasciare il Kuwait, laddove gioca da cinque anni nel Kazma ora allenato da Tiago Polido, altra vecchia conoscenza del futsal italiano. “Per diventare un grande giocatore – ha esordito Vampeta – la caratteristica più importante è l’umiltà. Poi devi avere voglia di essere un grande giocatore, ascoltare i compagni più esperti, sudare e migliorare giorno per giorno”. Un concetto ribadito in qualche modo anche da un altro ex Azzurro, ovvero quel “Cavallo Vecchio” alias Diego Cavinato, protagonista di una breve e divertente intrusione.

Piccante, invece, il flashback sul magico Europeo 2014, quello vinto dagli Azzurri, ma che evidentemente non fu tutto rose e fiori: “Quell’Europeo è stato fantastico, ma ho anche un ricordo triste. Avevamo perso la prima sfida contro la Slovenia e nessuno tra staff e delegazione sembrava crederci più: l’allenamento successivo vedevo che anche Menichelli non dava la scossa e tutti sembrava ci avessero abbandonati. Così ho parlato con i compagni e insieme abbiamo rafforzato il gruppo, andando infine a vincere il titolo. Da quel momento, però, non sono stato più convocato, forse il mister se la prese per il mio atteggiamento…ma io volevo metterci la faccia fino in fondo. La finale l’abbiamo preparata nello stesso modo, perché se tu cambi qualcosa rischi di sbagliare. Prima della partita un po’ di brividi nella pancia li ho avuti, poi però quando è iniziata non mi sono accorto più di nulla”. E rimanendo in chiave Nazionale, non poteva mancare un passaggio sull’annosa questione oriundi: “Ho giocato con tanti italiani bravi, da Sergio Romano a Stefano Mammarella a Sergio Ercolessi e non ci deve essere differenza con gli oriundi: bisogna sempre remare dalla stessa parte, non ha senso creare problemi”.

Una carriera decennale e felice nel campionato italiano, con la lunghissima vita sportiva in maglia Luparense, i due anni in maglia Asti e l’ultimo breve flash con il Kaos: “Sicuramente la mia ultima Luparense è stata la squadra più forte nella quale abbia mai giocato, vincemmo lo Scudetto battendo in finale la Marca anche senza Humberto Honorio”. E parlando di allenatori “Ho avuto allenatori come Tabbia, Capurso o Roma il cui stile di gioco mi piaceva molto. Non ho mai apprezzato invece il metodo di Colini, che però rispetto moltissimo per quanto fatto in carriera. Certo, però, lui ha iniziato a vincere molto quando ha smesso il grande Velasco…”.

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