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Elledì, Oanea: “Stupito dai miei compagni”

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L’Elledì Fossano ha sorpreso tutti quest’anno in A2. Anche Adrian Oanea, che di questa squadra è il capitano, non si aspettava un Elledì così in alto. Le sue parole e un aneddoto su Antonino Asta

Adrian Oanea, ci racconta un po’ la genesi di questa stagione sportiva?
Devo ammettere che ero titubante all’inizio. A parte Borges, gli altri nuovi acquisti non li conoscevo. Poi è bastato un allenamento per capire che mi stavo sbagliando e col passare delle giornate trascorse insieme mi sono ricreduto sempre di più.

C’è un elemento che ha fatto la differenza finora in questa annata?
Non avrei mai detto che potesse incidere così tanto, ma abbiamo fatto gruppo e questo ci ha aiutato molto: in questo credo di potermi prendere qualche merito, anche grazie a qualche aperitivo di squadra. Il resto è venuto poi da sé: vincere ti porta ad allenarti con maggiore serenità e il livello qualitativo della squadra si è rivelato impressionante.

Avete superato qualche momento di difficoltà?
Assolutamente sì. Credo che sia stato importante, dopo il 6-1 rimediato in casa con la Leonardo, riuscire a rimanere compatti e tranquilli. Forse il mister lo era un po’ meno (scherza, ndr), ma è stato un segno di maturità, che ci ha insegnato qualcosa.

La squadra propone bel gioco, attraverso individualità importanti, ma anche giovani molto interessanti.
Ma avete visto quanto è bravo Costamanha? Poi Gerlotto, ma dovrei nominare tutti quanti: non sono bravo in queste cose. Io di questa squadra sono contentissimo. E i giovani stanno facendo bene: Vincenti e Sandri se vogliono fare questo di lavoro, possono. E poi c’è un giocatore che io adoro.

Proviamo ad indovinare: Alessio Mantino?
E’ la mia luce (sorride, ndr). E’ fortissimo: ha giocato alcune gare in modo impressionante. Sta giocando in A2 senza particolari difficoltà. Poi non voglio dimenticarmi di Cerbone: l’abbiamo voluto fortemente. Ci mancava un pivot come lui. Ma parlerei di tutti i miei compagni: Tato, per esempio, è fortissimo.

Si aspettava di essere in questa posizione di classifica a due giornate dal termine?
Siamo partiti con l’obiettivo salvezza in testa. Poi abbiamo iniziato a vincere e ci siamo ritrovati ai playoff. Ora addirittura al terzo posto, che per noi a questo punto sarebbe importantissimo: giocare con Verona in casa sarebbe meglio, ma ci attendono due partite non semplici adesso.

Quanto crede alla promozione?
Io sono pessimista dalla nascita. Temevo saremmo retrocessi, ma per fortuna mi sbagliavo. Detto ciò, il percorso verso la Serie A è lungo e complicato, anche se mi piacerebbe farla una stagione nel massimo campionato, anche solo dalla panchina”.

Ci racconta il suo rapporto con Francesco Giuliano?
Io credo sia un fenomeno come allenatore, un predestinato. Prepara ogni gara sull’avversario e grazie al suo lavoro noi andiamo a mille. Siamo arrivati a Carmagnola e abbiamo giocato insieme, mantenendo sempre un ottimo rapporto. Non è semplice gestirmi come giocatore, lo so: siamo un po’ cane e gatto ogni tanto, ma senza di lui non sarei mai andato in nazionale e non sarei capitano di questa squadra oggi. Ma quanto mi tartassa…

Forse lo fa per lei?
Mi martella, ma in campo lo sa che io do l’anima e su di me può contare. Ma è giusto così. Anche Antonino Asta, quando giocavo negli Allievi Nazionali, me lo diceva: “Quando smetto di romperti le scatole, significa che non ci tengo e non ci credo più in te”.

E c’è da pensare che avesse ragione anche lui. Ora quindi come ci congediamo?
Dicendo che vogliamo fare bene in questi playoff. Proveremo a vincerle tutte, anche se sarà durissima: le sfide però a noi piacciono.

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