
Lutto nel calcio, tutti senza parole (futsalnews24.com)
Il mondo del calcio e dello sport italiano piange una perdita devastante: un addio che lascia un vuoto impossibile da colmare.
Ci sono notizie che non vorresti mai scrivere. Eppure, a volte la realtà si impone con una forza brutale, lasciando dietro di sé solo silenzio e incredulità. È quello che sta succedendo in queste ore nel mondo del futsal, ma non solo.
Perché quando se ne va una persona capace di lasciare il segno ben oltre i confini di un campo da gioco, la ferita è profonda e collettiva. Una perdita che ha colpito come un fulmine a ciel sereno, togliendo il respiro a chi lo conosceva anche solo di nome. E la notizia, purtroppo, è vera.
Calcio sconvolto per la grave perdita
È morto Davide Di Giovanni, a soli 41 anni. Un’età che non può, non deve essere legata a parole come “addio” o “lutto”. Responsabile del settore giovanile dell’ASD Ortona Calcio a 5, Di Giovanni era molto più di un semplice dirigente sportivo. Era un punto fermo, una guida, una presenza che faceva la differenza, giorno dopo giorno, in silenzio ma con una passione che trascinava tutti. A dare l’annuncio è stata la stessa società, con parole che pesano come macigni: “Un giorno triste, il più triste nella storia di questa società”.
Non ci sono giri di parole quando la realtà è così dura. “Davide Di Giovanni non c’è più”, si legge nel comunicato. Se n’è andato questa mattina, dopo tre lunghi anni di battaglia, affrontati sempre con il sorriso e con una forza d’animo che chiunque gli sia stato accanto non potrà dimenticare. Non ha mai mollato, nemmeno nei momenti peggiori, continuando a dare tutto sé stesso per la squadra, per i suoi ragazzi, per quella comunità sportiva che era diventata una seconda famiglia. Un esempio raro, forse unico, di cosa significhi davvero crederci fino in fondo.

E non era solo calcio. Anzi, chi lo conosceva bene sa che Davide aveva un secondo grande amore: la musica. Chitarrista talentuoso, aveva fondato il progetto The Travel Mates Band e prestava le sue corde e la sua energia ai Reddot, tribute band dei Red Hot Chili Peppers. Anche lì, sul palco, riusciva a trasmettere quella stessa carica umana che regalava in panchina, negli spogliatoi o durante gli allenamenti. Non era un uomo comune, ecco il punto. Era uno che riusciva ad arrivare alle persone, sempre.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Tifosi, amici, colleghi, semplici conoscenti: tutti lo ricordano con le stesse parole, con lo stesso dolore. Generoso, solare, vero. E senza ombra di dubbio, questa sua autenticità è ciò che oggi manca di più. Non era solo un educatore sportivo, ma una figura capace di formare prima persone che calciatori. E questo, oggi, vale più di qualsiasi trofeo.
In un mondo dove troppo spesso ci si dimentica dell’umanità dietro le maglie e i ruoli, la scomparsa di Davide Di Giovanni ci riporta con forza alla verità più cruda: certe persone non si sostituiscono. Si possono ricordare, onorare, imitare magari, ma non rimpiazzare. Perché erano fatte di una pasta diversa. E Davide, lo sanno tutti quelli che l’hanno incontrato anche solo una volta, era fatto così.