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Editoriale

Il futsal italiano verso il cambiamento radicale, ma siamo pronti nel farlo?

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L’analisi della riforma del futsal italiano che vuole apportare il presidente della Divisione Calcio a 5 Luca Bergamini

E’ di queste ore la notizia che si potrebbe aprire una nuova pagina storica per il futsal italiano. Il presidente della Divisione Calcio a 5 Luca Bergamini in una lunga intervista aveva premesso che il movimento avesse bisogno anche di “scelte impopolari” pur di ricevere uno scossone. Arriva con queste premesse la riforma che potrebbe portare all’obbligo dalla prossima stagione, manca ancora l’ufficialità, alle società di serie A di presentare in una distinta di 12 giocatori soltanto 3 non formati.

E’ una riforma che ha le sembianze di un terremoto e che riguarderà tutte le categorie nazionali ma con impatti diversi. «Noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e lo schema dei formati e non formati, per come è inteso oggi, non funziona più». E’ in queste parole che si giustifica il cambiamento radicale voluto da Bergamini, ma il calcio a 5 italiano è pronto ad assorbire in maniera costruttiva questo cambiamento?  Farlo a tre mesi circa dalla fine della stagione è troppo drastico soprattutto guardando il rapporto tra giocatori formati e non che c’è in vigore oggi: esattamente la metà su 14 giocatori in distinta.

Secondo punto da non sottovalutare è quello relativo agli accordi pluriennali stipulato con giocatori non formati. Le società si troveranno in una posizione scomoda e incontreranno notevoli difficoltà nel gestire questo tipo di casistiche: i contratti potranno essere annullati per giusta causa?

Terzo punto con questa riforma viene evidenziata la differenza tra giocatori italiani e italo. Infatti chi è in possesso del passaporto italiano non vuol dire che venga considerato giocatore formato, anzi potrebbe giocare con la Nazionale italiana ma essere considerato straniero per la nostra serie A. Di conseguenza anche tutti i giocatori comunitari (spagnoli, portoghese ecc…) sono considerati non formati. Insomma un qualcosa di epocale accentuato anche dalla debacle della Nazionale agli ultimi Europei: ma in caso contrario quando e in che misura si sarebbe apportata questa riforma?

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