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Andrejic: “Futsal integrato al calcio, il futuro”

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Velimir Andrejic è il docente che sta tenendo il corso allenatori calcio a 5 in svolgimento a Torino da una settimana. Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio il suo modo di pensare il futsal

Mister Andrejic, iniziamo parlando di qualcosa di “personale”: quando ha capito che avrebbe potuto fare l’allenatore nella sua vita?
In realtà non ne sono sicuro nemmeno ora (ride, ndr). Scherzi a parte, tutti mi hanno sempre detto che fossi portato per questo ruolo e che sul rettangolo di gioco ero già un allenatore in campo.

Cosa significa essere un allenatore?
Credo sia una vocazione. A me piace cercare di trasmettere le mie esperienze e conoscenze ai giocatori di oggi e del futuro”.

Perché è così complicato riuscire ad essere un allenatore di professione?
Nulla è semplice nella vita. Io credo ci sia tanto spazio per i tecnici se le squadre lavorano tanto sul territorio e con i settori giovanili, ma anche tramite le società di calcio a 11 che vogliono integrare l’attività di calcio a 5.

Quanto è importante la formazione per un allenatore?
Nessuno nasce “imparato”. Il lavoro e le conoscenze vanno sviluppate col tempo. Anche io, inoltre, quando incontro futuri allenatori in questi corsi imparo ancora: ognuno dei partecipanti mi trasmette qualcosa. E’ il bello di questo mestiere: siamo sempre in costante evoluzione.

Quali sono gli errori più comuni che, dalla sue esperienza, vede commettere dagli allenatori?
Andiamo troppo dietro alle nostre idee e convinzioni prima di capire i giocatori di cui disponiamo per sfruttare al meglio le loro caratteristiche. E a volte siamo troppo tattici.

Qual è stata la sua esperienza più significativa da tecnico?
Forse la prima volta in cui ho svolto il doppio ruolo da allenatore e giocatore a Imola: mi ritenevo ancora un giocatore, ma lì in tre anni siamo riusciti a creare un certo tipo di lavoro e dalla B siamo arrivati in A2. Poi non posso dimenticare quello che è stato fatto col Kaos in 12 anni di lavoro e con un percorso avviato che la società ha permesso di portare avanti per tanto tempo.

Le difficoltà nel trovare realtà come quelle del Kaos di quel tempo però sono sotto gli occhi di tutti.
Servono gli investimenti, le idee e le proposte. Ma è un problema che non riguarda solo il futsal: è così anche nel calcio a 11.

Lei crede nell’integrazione tra futsal e calcio a 11?
Assolutamente sì. E’ il futuro: se ci sono i giusti presupposti e le giuste progressioni didattiche, credo che sia una strada da percorrere. Le società di calcio a 11 possono offrire anche una visibilità diversa, mentre il calcio a 5 conoscenze differenti da proporre ed implementare in una disciplina diversa.

Insomma, il futsal può dare molto al calcio.
Ognuno farà le sue scelte, ma io credo in un percorso condiviso. C’è un grande bagaglio di informazioni e conoscenze che il futsal può dare al calcio: a mio avviso, il futuro è qui.

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