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Editoriale

Calcio a 5 Piemonte: C2, forse meglio pochi ma buoni

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Lo stato di salute del calcio a cinque piemontese registra un preoccupante quadro clinico: la serie C2 ne è la testimonianza più eloquente

Amarezza tanta, anche perché la realtà non puoi modificarla ma puoi soltanto accettarla. Accettare come il fatto che la serie C2 in Piemonte-Valle d’Aosta scriverà una delle pagine più tristi della storia. Sabato mattina prima di pranzo le società hanno scelto democraticamente, la strada dei due gironi. Sul filo di lana, ma è passata quella opzione che forse è quasi un harakiri per il movimento regionale: sedici squadre, divise equamente. Siamo al paradosso, quasi lambendo i contorni di un torneo amatoriale. Anche perché tutte le partecipanti saranno coinvolte poi nella seconda fase dei playoff e playout. Significa, per esempio, che chi dovesse arrivare quinta nella regular season, rischia di retrocedere in serie D in quanto condannata a disputare i playout. Non solo ma i playoff tra le prime quattro di ogni girone, magari vedranno in corsa società che non hanno alcuna intenzione di salire di categoria. Vuoi perché la creazione di un settore giovanile non è mai stata una priorità. La scelta dei due gironi, deve essere letta verso questa direzione visto che i costi relativi alle trasferte subiscono un ridimensionamento sostanziale: ma a questo punto perché partecipare ad un campionato di Federazione? Forse meglio pochi ma buoni.

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